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Lo scorso luglio ho frequentato il corso per la certificazione “avvocato telematico” dell’Ordine di Roma al quale sono stato precettato dal responsabile del contenzioso di studio in modo da non essere sguarniti per quelle volte in cui servisse (pochissime in uno studio che si occupa di tributario in via quasi esclusiva).

L’impressione è che il processo telematico, che era l’occasione per un cambio epocale, strutturale del processo, si sia realizzato provando a dare un vestito digitale alle stesse operazioni che prima lo avevano cartaceo, rendendo il sistema inutilmente complesso e arzigogolato, e perdendo una occasione per sfruttare le potenzialità offerte dalla digitalizzazione per snellire la procedura.

Peccato, come sempre, il futuro è rimandato alla prossima uscita.

Sono 12 anni che il processo civile telematico è in sperimentazione, con un enorme spreco di tempo e denaro pubblico (qui un recente articolo del fatto quotidiano), e con il permanere delle condizioni disastrose della nostra giustizia civile sulla vita dei privati e sulla competitività del nostro sistema economico.

Eppure, nel frattempo, ci sarebbe stato da seguire l’esempio virtuoso della Corte di Giustizia UE, che con il sistema e-curia ha nel giro di pochi anni (io mi sono iscritto a novembre 2011 e credo di essere stato uno dei primi quand’era ancora in “beta”) dapprima sperimentato e poi messo a regime un sistema semplice, usabile, efficiente e comodissimo di processo telematico.

Le caratteristiche principali di e-curia:

1) non esiste PEC, non esiste firma digitale: l’avvocato scrive alla corte identificandosi, inviando un certificato di iscrizione all’ordine e un documento di identità, fornendo una mail valida. La Corte risponde attribuendo le credenziali d’accesso al sistema. L’avvocato è RESPONSABILE di quelle credenziali, usando le quali possono essere depositati gli atti (semplici pdf) nel sistema e-curia.

2) quando c’è una notifica per noi si riceve una mail che ha come oggetto “e-curia: nuova notifica da ricevere” che ci avvisa che la cancelleria ci ha inviato una notifica. Da quel momento si hanno 7 giorni per accedere al sistema e scaricare il documento, che si considererà notificato dal momento in cui è scaricato. Decorsi i 7 giorni l’atto si presume notificato con tutte le conseguenze riguardo eventuali termini di decadenza.

Da quando mi sono registrato a e-curia ho avuto modo di usare il sistema nelle diverse fasi del processo comunitario (sia in sede di osservazioni in cause originate da rinvio pregiudiziale, sia in sede di impugnazione di atti comunitari, che di appello avverso sentenze del tribunale di primo grado), e ho trovato il sistema usabile, semplice, funzionale, efficiente, completo, utilissimo. In una parola, ottimo!

Insomma, il processo telematico e-curia è tutto il contrario del nostro processo civile telematico e – per quello che se ne sa – tutto il contrario anche rispetto al processo tributario telematico, la cui sperimentazione su Roma era stata annunciata per ottobre di quest’anno (a giugno c’è stato anche un interessante convegno alla Luiss), salvo poi evaporare senza traccia.

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Di seguito qualche idea – venutami utilizzando il processo comunitario – sulla quale fonderei una riforma del processo civile (telematico e non) se avessi poteri dittatoriali.

Premetto che non mi occupo di diritto civile, salvo in alcune sporadiche occasioni per questioni di amici e familiari. Tuttavia, ogni volta che mi affaccio in quel campo, il mio primo pensiero è che buona parte delle udienze non servano assolutamente a nulla.

In primo luogo, semplificherei in modo drastico sotto il profilo della procedura tradizionale. lo farei quasi come il processo tributario: uno scambio d’atti (telematico ovviamente) e udienze intermedie solo ove necessarie per l’acquisizione delle prove (testimoniali ad esempio). Altrimenti una sola udienza per discutere, e poi in decisione.

Sotto il profilo più “telematico”, chiarisco che lo scambio d’atti (telematico) lo intendo senso atecnico: l’altra mia riforma sarebbe – per questioni di semplificazione delle procedure di notifica via telematica – abolire la citazione. Come atto introduttivo lascerei solo il ricorso, da depositare telematicamente.

Telematicamente fatto bene sotto il profilo dell’usabilità però, il che è tutt’altro rispetto al processo civile telematico italiano: ovvero lo farei (come si fa alla Corte di Giustizia UE) con un upload “certificato” (e in questo senso attribuibile al legale che lo deposita, come una firma) dal fatto che l’avvocato si è identificato nel sistema con pin e pw (o se proprio ci tenete, anche firmato con certificato di identità digitale, visto che tanto ce l’abbiamo).

In ogni caso abolirei questi bizantinismi di altri tempi: redattore d’atti, pec, procura su documento staccato o connesso, allegati, tempi di trasmissione… e che diamine.

A quel punto, fatto l’upload e cliccato “deposita” il ricorso è a tutti gli effetti depositato. Dopodiché, se controparte è uno che ha la pec che risulta da un registro pubblico il “sistema giustizia” gli manderà un avviso: “hai una notifica, collegati al sito del sistema giustiza e scaricala”.

Se, invece, controparte fosse un privato senza pec gli farei arrivare una notifica UNEP di una velina che dica: avviso di notifica atto giudiziario, è possibile scaricarla al seguente link con le seguenti user e pw temporanee, altrimenti il cittadino può recarsi direttamente dal proprio legale di fiducia. Oppure: è possibile recarsi presso un comune e consultare l’atto gratuitamente; oppure ottenerne una stampa al costo di 6cent per pagina. In quella stessa sede si potrebbe chiedere al destinatario se vuole indicare in quel momento un difensore di fiducia ovvero chiedere il gratuito patrocinio ove spettante. Sulla velina un bell’avviso in grande renderà edotto il destinatario della notifica che entro 10 giorni dal ricevimento di tale avviso l’atto si considererà notificato (sottotitolo: sbrigatevi a cercare un avvocato) ai fini del decorso di termini processuali.

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Per prevenire eventuali commenti troppo severi al presente post, chiariamo subito che ovviamente questo post non ha pretese di esaustività, sistematicità, né vuol essere una “proposta” di riforma.

Si tratta solo, come sempre nei post di questo tipo, di uno spunto di riflessione che nasce da un’esperienza personale (in questo caso aver usato con grande soddisfazione il processo telematico e-curia alla Corte di giustizia e averlo tristemente paragonato con i bizantinismi del processo civile telematico italiano) e un invito al dibattito per i colleghi che volessero commentare il post o magari scrivere un guest-post di replica o approfondimento.